Ed eccomi
domenica, 29 Maggio 2011 by Anna1988Non aspettava quell’incontro e pensava di non meritare una giornata del genere. Sapeva solo di aver aspettato anche troppo per prendere una decisione. La paura di scegliere era anche più forte di quella di sbagliare.
“Se ti va amami nell’ombra e aspettami” le aveva detto lui, una sera che erano rimasti insieme, in una macchina parcheggiata nella notte. Lei per un senso di fedeltà lo ascoltò e volle dare un senso a quelle parole. Si mise in una situazione dove l’unica via di scampo era restare rintanata in una stanza ad aspettare il suono di un cellulare. Dunque,doveva amare ma non doveva farsi scoprire? Cosa c’era di tanto squallido nel volergli tenere la mano con tenerezza? “I gesti più semplici sono quelli che fanno più paura” pensò ma non gli diede peso e continuò a fingere che fosse davvero così.
Lui d’altro canto non la chiamava mai e la lasciava appesa ad un meraviglioso filo di seta. Mentre lei credeva di amare,lui non c’era. Non aveva tempo per quelle cose.
” Vado a fare un giro”. Lei prese le chiavi di casa e uscì dal portone.
Non aveva mai avuto un motivo per prendere l’automobile e viaggiare senza meta,consolandosi con il vuoto delle strade. Cercava in ogni modo di lavare via la sua sfortuna, incolpando ora le circostanze ora i tempi che non coincidevano per giustificare quella mancanza di tatto e considerazione da parte di un uomo che non voleva essere un compagno. Quando si trovò a metà strada dalla città cercò il cellulare nella borsa e compose un numero.
“Dimmi”
“Che fai?”
“Sto lavorando”
“Posso passare un secondo?Hai voglia di vedermi?” ( perchè non andava bene ” ho voglia di vederti”. Suonava così infantile)
“Lasciami stare,io ho da fare”
Sterile e freddo come un tavolo operatorio,lasciò che il respiro di lei dall’altra parte del telefono si facesse leggero e spezzato.
“Fa niente” ripeteva a intervalli regolari.
“Fa niente,era tanto per dire” continuava a ripetere anche dopo aver messo giù la cornetta. Suonava come una beffa, un controsenso.
Arrivata in centro parcheggiò e, muovendosi sui tacchi che le massacravano i piedi, si avviò verso la piazza.
“Eccomi” disse timidamente.
“Finalmente sei arrivata!”
Quell”uomo le sfiorò le mani e la baciò in fronte.
Lei sorrise,lo guardò e capì che il suo posto non era il freddo dell’ombra ma il caldo del sole.