delle ossa rotte.
venerdì, 18 Marzo 2011 by Anna1988Ogni tanto, ritrovarsi su un letto di sogni in frantumi con le ossa rotte per una catastrofe preannunciata da un sospiro imprevisto. Non avere più parole da mettere per iscritto e lasciare che le dita affusolate si muovano agili su una tastiera di lettere e numeri che non potranno mai colmare quel vuoto che hai in testa e non riesci a dire. Indossare mille maschere per migliaia di persone diverse, toglierle tutte con l’unica che ami e tuttavia rischiare di non farti riconoscere. Camminargli davanti in punta piedi,nuda,in silenzio, tenendo le braccia perpendicolari al corpo, muovendoti a piccoli passi su un filo spinato di promesse infrante che si intrecciano tra loro e feriscono la carne. “Non avrei dovuto vederlo di nuovo” e invece l’hai rivisto e ora cerchi di fingere che non sia mai successo. Parole come al solito pesanti che rischiano di rimanere in uno spazio chiuso, ovattato e protetto da sguardi indiscreti. Parole di pesi che ci dedichiamo giorno per giorno, che aspettano il momento giusto per dirsi una parola decisiva. Intanto il tempo passa e A. cresce nel frastuono della città che sempre più è chiamata a zittire il pensiero di chi l’abbraccia. Cercare del tempo per rinchiudersi nelle stanze della propria vita o nelle strade dove tutti si incontrano ma nessuno si guarda, omettere di raccontarsi gli attimi di una giornata ordinaria, sentirsi stanchi e allo stesso tempo completi e complici di un sistema che lentamente mira ad alienare le sensazioni. La sostanza diventa schiava della forma, i sentimenti diventano schiavi della necessità e A. diventa una schiava al servizio di se stessa. Pesi piuma che si trasformano in macigni e volontà che si piegano a desideri di dubbia consistenza. Quanto conviene mettersi in gioco, nero su bianco? Quanto conviene fare un progetto,senza certezze? Quanto conviene sedersi l’uno di fronte all’altro, essere onesti e dirsi “Ciao” o “Viviamo”? Rischiare di ritrovarsi con la schiena e il cuore a pezzi ma andare fino in fondo, crederci, pentirsi e magari lasciarsi e insultarsi ma almeno, provarci?