….2001, 2011.
La televisione accesa, per caso, volume azzerato. Le finestre aperte su Via San Vitale, le prime oziose ore del pomeriggio di una calda giornata qualunque nella mia settimana di trasferta bolognese. Di passaggio davanti alla TV, una scena da film, un grattacielo che fuma da un lato. Resto ferma, cerco di capire di cosa si tratti, se dell’ennesimo film catastrofico o di immagini tratte da chissà dove che raccontano la cronaca della mattina di chissà quale città non italiana. Non so per quale ragione, l’ultimo dei miei pensieri è prendere il telecomando e alzare l’audio, ma forse nemmeno c’era la telecronaca, forse erano immagini senza commento in attesa di una qualche spiegazione. Arriva il mio ragazzo di dieci anni fa, si ferma anche lui davanti allo schermo, a un passo da me, restiamo in piedi a guardare delle immagini senza avere la minima idea di cosa stiano raccontando. Mi chiede di cosa si tratti, ammetto che non sto capendo un granchè, e all’improvviso un aereo compare in quella scena apparentemente immobile. Pensiamo che passerà vicino ai grattacieli, che non c’è nulla di ostile…. e invece, taglia uno dei due grattacieli, una scena completamente fuori dall’immaginazione, da qualsiasi possibile previsione. Solo una voce di stupore, io e lui ci chiediamo se magari sia stato involontario, un impatto dovuto al fumo, quel fumo che già si levava prima dello schianto, dovuto a chissà quale precedente incidente. Col passare dei minuti le informazioni si fanno più precise o forse semplicemente io e lui prestiamo più attenzione, cerchiamo qualche risposta e ascoltiamo cosa sta accadendo, è accertato che non è un film, che la città è New York, che il fumo era dovuto a un precedente impatto, un primo aereo probabilmente dirottato contro una delle due torri del World Trade Center e che con buone probabilità il secondo schianto non è casuale. I minuti scorrono veloci per quanto tutto sembri immobile, una fredda scena esterna di due grattacieli in fiamme, non c’è bisogno di vedere cosa accade dentro per poterlo immaginare, per capire, per provare un senso di dolore per chi sta cercando di salvare la propria vita, e magari quella di altri, e frustrazione per l’impossibilità di dare una mano, in qualunque modo. Dalla TV sembra che tutto quel disastro non faccia alcun rumore, persino il grattacielo che si ripiega su se stesso e finisce a terra in macerie sembra un palazzo di carte, un gigante di cristallo che cade in ginocchio trascinandosi giù tutte le vite, tutti i nomi che erano al suo interno, in quella che doveva essere una tranquilla, ordinaria mattina di lavoro e faccende quotidiane varie ed eventuali. Chi abbia voluto tutto questo, chi ne ha la colpa, chi merita di essere giustiziato…. in quel momento c’è solo chi era dentro, chi sta lottando per salvarsi, chi già sta scavando per salvare chiunque possa essere salvato, in qualunque modo, chi ingiustamente ha lasciato una vita in sospeso perchè pensava di avere ancora una vita davanti. Non so quanto tempo siamo rimasti fermi, in piedi, a un metro dal televisore. Quasi fosse ingiusto, offensivo voltare le spalle, fosse anche solo per andare a sedersi un attimo sul divano. Il secondo gigante va giù, si apre il cielo alle spalle di quel disastro, ai piedi delle Twin Towers uomini molto più piccoli dei blocchi di cemento cercano di sentire una voce tra le macerie, un respiro, portano via superstiti, estranei che si asciugano vicendevolmente le lacrime. Chiamo casa, torno alla mia quotidianità, quasi imbarazzante in quel frangente, chiedo cosa sanno, se hanno visto, speriamo che non succeda altro, è abbastanza. Sarebbe stato abbastanza anche se ci fosse stata un’unica vittima. Perdono la vita 2752 persone.
La sera, usciamo per Bologna, andiamo a cena in una taverna poco lontano dalla casa di quello che era il mio ragazzo, nel 2001. Vuole farmi assaggiare pasta con ragù alla bolognese e un vino chiamato Cagnina. Al tavolo, una ragazza ci regala una copia dell’edizione straordinaria de Il Resto del Carlino. Ancora la conservo tra i miei libri, il ricordo di una storia che sarebbe finita a un mese di distanza dall’11 settembre.
Il ricordo di una pagina di storia del nostro tempo.
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