Sorrideva tra sè e sè e non lo guardava,restava immobile nella sua convinzione che sarebbe bastato uno sguardo per impazzire. Così mentre lui prendeva il caffè e provava a non sperarci neanche un po’ in una sua confessione,era lì con l’orecchio teso ” Dovesse mai succedere che finalmente parli”. Intanto in bagno si consumava una tragedia dell’abitudine : lei non riusciva più a trovare tra tutte quelle cose sul ripiano, il rimmel. Come similitudine di una falsità e di un’ipocrisia,il ricoprirsi di cosmetici per alienarsi da sè stessi almeno per un po’ è un rituale di tutte le mattine. Così si spera di cancellare oltre alle imperfezioni della pelle anche quelle dell’anima e del cuore,sperando che nessuno le noti. Eppure quelle,ce le portiamo in spalla come macigni dal primo giorno in cui prendiamo coscienza di quello che amiamo e che ci fa soffrire. Solo un sorriso,ancora più falso del rimmel, ci può aiutare a mascherare una giornata triste.Quel giorno era nato così,con lo sguardo della tristezza nei suoi occhi ed avere lui con lei nel letto non calmava quella pena. In effetti lui era lì,fisicamente era lì. Ma non era come se lo ricordava. O come lo immaginava. O come lo aveva voluto. Pensava ad un cielo diverso e ad emozioni inebrianti ” Se solo riuscissi a mandarlo via” . Uscì sul balcone, nella città era una normalissima giornata di frenesia. Accese una sigaretta e immaginò nella sua testa ,inspirando, la parola “Libertà”. Lui restava seduto in cucina,con la tazzina di caffè in mano. Avvicinò il naso per bere e immaginò nella sua testa,inspirando, la parola ” Spiegami”. Poi mangiò una brioche e si diresse nella stanza da letto per vestirsi. Sulla sedia erano disposti alla rinfusa tutta una serie vestiti, dismessi alla svelta e lasciati lì ad osservare i momenti d’intimità di questa coppia consumata dalla fretta. La fretta di farsi del male, di amarsi tutto di un fiato e di sentirsi un po’ dèi,adorati e adoranti. Lei rientrò dal balcone e lo vide seduto,di schiena. Si sedette così dal lato opposto del letto. Giocherellava con il bracciale che lui le aveva regalato per il decimo anniversario e non si dava pace. Cambiava la vita,il tempo e la stagione,cambiavano loro e non lo sapevano. E non sapevano più parlare e ridere di niente. E non sapevano dirselo con onestà. Lei gli avrebbe gridato “Vai via”, lui le avrebbe gridato ” Io non ti capisco”. Si vestirono entrambi con calma, lui si chiuse in bagno per dieci minuti,poi uscì e infilandosi le scarpe, chiese dove fossero le chiavi dell’auto. Lei dal bagno rispose distratta,poi finì di truccarsi e indossò del profumo. Sentì dei passi arrivare e lui si affacciò per vederla. Lui sorrise. Lei guardò altrove facendo finta di sistemare i capelli. “Ciao,io vado” e lui chiuse il portone. Così rimane una donna a fissarsi in uno specchio,a pensare che è tardi – ” é ora che io vada”-
Archivio di Agosto 2010
Stanazzock 2010
lunedì, 16 Agosto 2010 by BueAnche quest’anno la Frazione Villa Stanazzo di Lanciano ha ospitato il festival musicale Stanazzok giunto alla sua settima edizione.
Come tutti ormai sanno, ma anche chi non lo sa può facilmente intuirlo, “Stanazzok” fa il verso a “Woodstock” il famoso festival tenutosi a New York alla fine degli anni ’60.
Dal 30 luglio al 1° di agosto 2010 gruppi musicali si sono alternati sul palco della manifestazione ormai è diventata un evento che si è guadagnato una certa importanza nell’hinterland lancianese e tutti i frentani che cercano musica che non sia solo intrattenimento non si lasciano scappare le serate sempre interessanti e pregne di sorprese.
Stanazzock, infatti, è anche diventato un contesto in cui si improvvisano delle session e si propongono progetti inediti alla loro prima presentazione dal vivo; è un ottimo banco di prova ed il pubblico, fatto soprattutto di appassionati e addetti ai lavori, non manca di manifestare il proprio interesse ed incoraggiare giovani che altrimenti fanno difficoltà a trovare spazi in cui proporre il loro repertorio in una Lanciano che offre veramente poco sotto questo aspetto.
Tutti i bravi i gruppi, che si sono esibiti, nell’ordine.
Il 30.6.2010 :
The funnels
I Berlino & Gli Adorabili Friends
Traccia Fantasma
Indole Rock
Il 31.6.2010
Adriano tarullo’s band
CLP
Gianni de Chellis Project
Duca’s Band
Il 1.08.2010
Gaetano Campana
Gray’s Band
The Ocean
Helen Hoover Boyle
Lodevole è lo spirito con cui gli organizzatori affrontano l’evento. L’associazione stanazzese, Alain, Tino, Mario e tutti gli altri, tutti… lavorano gratuitamente, con divertimento in un clima di love and pace reale come richiede la filosofia Woodstock. Certo non può mancare un momento di sana Viuulenza in cui qualcuno spacca la chitarra sul palco ma cacchio ragazzi siamo sempre in un festival di musica rock.
Gli eventuali proventi vengono reinvestiti nell’edizione successiva della manifestazione e quest’anno ci sono stati anche premi estratti a sorte per i gruppi partecipanti.
Irrinunciabili le pallotte casce e ove, ottima la sangria, bella l’idea dell’ape-ritivo una vera e propria ape Piaggio in cui è stato allestito un piccolo bar.
Complimenti da 66034.it !
Un muggito particolare dal bue
Leila
domenica, 15 Agosto 2010 by Scolaro MirkoLe tre del mattino che non fanno rumore
venerdì, 13 Agosto 2010 by Anna1988Allora forse un bacio assomiglia ad un sorso d’anima? Sarebbe meglio a volte non essere che gente semplice dai semplici pensieri,con gli schemi da seguire e niente da cercare.
Paesaggio. Città deserta,fogli di giornale sfogliati dal vento sul marciapiede,luci arancioni di lampioni da lunghe gambe d’acciaio.Persiane chiuse che di tanto in tanto cigolano.Le tre del mattino che non fanno rumore.Una donna che piange.Un bambino che sogna. Uno scrittore che si accende una sigaretta mentre pensa ad un sinonimo.I movimenti di due amanti in un letto a due piazze. La mia macchina spenta sul ciglio della strada, io dentro con gli occhi da gatta a scrutare fuori dal vetro. Perchè non sento i respiri? Apro un po’ il finestrino per sentire l’odore che c’è,se c’è. Un gatto passeggia e si nasconde in una siepe. Voglio scendere e camminare,non avere paura del buio o dell’uomo. Eppure il mio corpo rimane inchiodato al sedile. Oltre quel vetro c’è l’ispirazione e io me ne resto ferma a perdermi tutto. Mi vengono in mente “Calma” e “Meccanismi”. Meccanismi e calma, io che vado lenta e sono sempre veloce.Dormo di giorno e la notte ci penso. Autolesionismo puro,non voler scendere da questa ruota,nonostante mi colpisca,mi ferisca,mi ribalti, mi confonda,mi illuda, io mi fido quando non c’è da fidarsi di niente,nemmeno del suolo che calpesti perchè potrebbe cedere al prossimo passo ma tu lo ignori e non lo sai, forse cadrai e la mente si farà lieve ma non vorrai smettere. A chi aspetta, un’ora assomiglia a sette. Me lo dice sempre mia madre,quando sono irrequieta. E lei invece non si turba per niente. Allora mi bacia la fronte e mi dice “Pazienza”. Se sarà tardi,non lo sarà mai troppo.
Paesaggio.Un letto sfatto e lui sdraiato. Una schiena di donna appare tra quelle lenzuola,con le linee perfette che confondono gli occhi. Di tenero c’è solo una leggera soddisfazione. Distanti quanto basta da non accorgersi della reciproca presenza,poi lei sposta il lenzuolo e si siede. Nel buio non vede ma allunga una mano e raccoglie il vestito. Lo indossa da ladra e si lega i capelli. Accende la luce, si mette le scarpe, la borsa è sul divano, vi cerca le chiavi, apre la porta ed esce di scena. “Coglione”. E ride.
Paesaggio. Il mare banale di notte, due giovani stesi su un telo e schiocco di baci in silenzio. – Sapevi che sono un po’ strano?- – Lo sospettavo- – E non hai detto niente? – – Cosa l’avrei detto a fare?- – Guarda,di giorno è tutta un’altra cosa- – Guarda, tu per me sei sempre uguale- – Non è che poi ti annoi? – – Non ti conoscerò mai abbastanza- – Che donna di mondo- – Che uomo banale – – Che ragazza isterica- – Non ci siamo ancora presentati- – Non è questo il momento di farlo?- – Domani….magari. Ora zitto e lasciami pensare-
“Ma chi ha dato un morso alla luna,stasera?”
martedì, 3 Agosto 2010 by Anna1988Rimase solo nel parcheggio ed entrò in macchina. Bloccò gli sportelli e solo allora uscì dall’apnea in cui era piombato appena tre minuti prima. Erano tutti intorno a lui,a quella festa, lo fermavano ad ogni passo e le domande erano le stesse. ” E ora cosa farai?” era quella che odiava di più e che regnava su tutte. “Cosa vuoi che ne sappia” pensava stizzito mentre dalle sue labbra usciva un vago ” Ancora non so”. La donna della sua vita era salpata all’alba con quel bel marinaio dagli occhi celesti e lui era rimasto immobile, come un idiota, senza neanche la forza di urlarle contro ” Al diavolo tu e il tuo marinaretto!!”. Tutti quegli occhi che lo fissavano gli davano la nausea,ma le gambe non riuscivano a muoversi e lo lasciavano inchiodato in quel luogo pieno di persone avide di impossessarsi dei suoi progetti per farne chiacchiere da salotto. Giulia se n’era andata così,senza lasciargli neanche una scusa. Forse neanche più questo gli importava. Andò di sopra in bagno per tentare di sfuggire a quella folla e una volta entrato,si guardò nello specchio. Non era un ragazzo ma neanche un uomo. Guardò attentamente una ruga d’espressione e immaginò che fosse dovuta a qualche sofferenza del suo cuore,una manifestazione esteriore degli anni che aveva passato a cercare qualcosa che forse non avrebbe trovato mai,se non si fosse accontentato di quello che c’era in questo mondo. A volte semplicemente idealizziamo troppo qualunque cosa,dal sentimento alla cosa più stupida. “Sono bello ma poco apprezzato”,concluse uscendo dalla stanza e passandosi una mano tra i capelli scese le scale. Poi,afferrando distrattamente la sciarpa, la giacca e il cappello, tagliò la corda.
Respirò profondamente per due minuti ancora prima di mettere in moto,perchè non ne aveva il coraggio. Accese la radio e rimase in ascolto ; uno speaker annunciava un disco dei suoi preferiti, November Rain dei Guns’n’Roses, in piena estate. Su quelle prima note, accese il motore e uscì dal parcheggio. Per strada non c’era nessuno e onestamente non sapeva dove andare ma decise di prendere la strada verso Sud. Aveva bevuto qualche bicchiere di vino in compagnia a cena e si sentiva leggermente intontito. Quella sera c’era la luna calante ad illuminare il mare lasciando una deliziosa scia sulla sua superficie. In quel preciso istante si sentì ridicolo perchè nella sua mente si formò un pensiero ed a voce alta esclamò ” Ma chi ha dato un morso alla luna,stasera?” . Rise di se stesso e di un pensiero tanto assurdo ma in realtà avrebbe volentieri dato un morso all’altra metà.
Sussurrare
domenica, 1 Agosto 2010 by Anna1988Aveva appena finito di parlare che chiuse per un attimo gli occhi e rimase in attesa di una sua risposta.
Quel giorno avevano camminato lungo un sentiero di campagna con un sole tiepido che riscaldava appena l’aria. Un vento leggero muoveva di tanto in tanto i rami degli alberi tutt’intorno,come a volerli svegliare da un lungo torpore. Lei aveva i piedi stanchi e le mani calde,un cappello di paglia sul capo e capelli biondo cenere che le incorniciavano un visetto vispo,ancora troppo ingenuo ma amabile. Lui era un po’ più avanti,guardava fisso per terra scalciando di tanto in tanto i sassolini che si trovava sulla sua strada. La sua fisionomia aveva qualcosa di inconcepibile, niente che si avvicinasse alla perfezione e tantomeno alla magnificenza. Quegli occhi scuri e profondi,in compenso,gli davano un’aria tenera e allo stesso tempo malinconica. I suoi passi erano decisi ma aspettavano qualcosa.
Lei lo guardava fisso e non parlava. Immaginò tutto d’un tratto cosa sarebbe successo se solo avesse avuto il coraggio di posargli una mano sul braccio,di fermarlo.Timidamente e involontariamente,quasi come riflesso a quel pensiero, lei stese la mano. Lui si voltò e rimase fermo come se lei con quel tocco l’avesse incantato. L’aria si fece più lieve e il sole era proprio lì,dietro le sue spalle. Mandò giù in un attimo un pensiero e lo perse mentre alzava lo sguardo verso di lei, tanto si confuse. Si guardarono negli occhi, lui le cinse la vita con un braccio,l’avvicinò e le diede un bacio sulla fronte. Lei sussultò di colpo e si lasciò andare a quel momento. Fecero l’amore lì,nel campo, sotto un albero di noce e tra gli odori contrastanti di quel pomeriggio. Poi rimasero sdraiati così a terra,forse per ore,con le mani che di tanto in tanto ancora si appoggiavano e un senso di pace che nessuno dei due sperava di poter trovare. Così lei pensò che forse era quello il momento buono per rovinare tutto con delle parole e come aveva avuto il coraggio di sfiorarlo, si avvicinò al suo orecchio. Esitò e nell’istante in cui lui si tese per ascoltare quelle parole, lei gli sussurrò una frase che nulla aveva a che vedere con sonetti d’amore o sdolcinate poesie. Gli disse “ Parlami di te”.