Il Primo Maggio, festa dei lavoratori, in caffetteria si esibiscono dei cassaintegrati
Caffetteria Fenaroli Lanciano ore 21
per info: info@kainmalcovich.com
A metà ‘94, di ritorno da Leeds (U.K.), dove avevo trascorso 4 mesi ed avevo scoperto gruppi tipo Transglobal Underground, Senser, Pram, Fundamental (tutti visti dal vivo), sento che a Vasto sono previsti dei concerti di gruppi musicali emergenti fra cui gli Almamegretta..
Gli Almamegretta Live a Vasto !?.
Ma chi saranno sti Almamegretta? Mai sentiti, ma la mia voglia di scoprire cose nuove era tale che decido comunque di andare. Vado a vederli e rimango folgorato.
Esisteva in Italia un gruppo che andava nella stessa direzione dei Transglobal Underground, che mischiava il dub con l’etnico ed in particolare con le sonorità mediterranee. Ribadisco: una folgorazione!
Scopro che già nel ’93 era uscito il loro bellissimo Animamigrante.
Rivisti dal vivo l’anno dopo a Cupello, ancora più colpito dalla loro musica, mi avvicino dietro al palco a fine concerto per farmi autografare il gesso alla gamba da Raiz (gamba che mi ero rotto al concerto dei Marlene Kuntz). Mentre firma la mia gamba tesa gli chiedo: “Raiz, anch’io ho un gruppo musicale, dammi qualche consiglio…” e prima ancora che finisca la domanda, alza la testa, mi interrompe e con accento napoletano mi fa: “ Ragà .. vi posso dire solo una cosa… fate cose semplici”.
Azz… detto da loro !
Dopo escono “Fattallà” bello, “Sanacore” fantastico, però poi, via via, come spesso accade, si perdono un po’.
Veniamo ai giorni nostri, l’anno scorso li ho visti dal vivo a S. Benedetto del Tronto, beh sono altri tempi, ora di mediterraneo c’è poco, non c’è più Raiz da anni, ma quello che fanno è ugualmente interessante.
Ho scaricato queste tracce disponibili in download gratuito sul sito di repubblica e vi consiglio di fare lo stesso.
Per adesso le sto ascoltando, magari ne riparliamo più in la, dopo l’uscita di “Dubfellas Vol. 2” ad aprile.
Un muggito a tutti dal Bue
Scarica qui:
http://xl.repubblica.it/dettaglio/79890
Entrare in casa dell’artista Paolo Spoltore è stato un onore e un piacere, tenendo conto anche della mia curiosità e di quella dei miei “compari” lancianesi che mi hanno accompagnato in questo piccolo pellegrinaggio.
Non vi diremo dov’è esattamente collocata la sua casa, anzi non penso vi daremo abbastanza indizi, ma vi lasceremo solo l’unica cosa da sapere: la bellezza che vive dentro. Si può dire che alcune parti dell’abitazione sono state pensate e concepite a seconda della rivisitazione personale dell’artista, portando alcuni angoli ad essere delle vere e proprie opere di equilibrio, concepiti per essere vissuti e assaporati senza tener conto del tempo dei ricordi. Leggi il resto di questo articolo »
Pescara 17.02.2010 live del gruppo Glorytellers… un po’ una delusione.
Appurato che il 17.2.10 ci sarebbe stato, al “Mono” Pescara, il concerto dei bostoniani Glorytellers, mi dico: “mi sono perso Geoff Farina ai tempi dei Karate ma questa volta non mi sfuggirà, voglio proprio andare e godermelo”.
Arriva il giorno fatidico, mi avvio sul presto, l’inizio è previsto per le 22.30. Arrivo in perfetto orario proprio davanti al locale, parcheggio. Piove ma Pescara è sempre accogliente. Sembrerà strano ma credo che questa città, ad esclusione di poche fasce orarie, sia veramente a misura d’uomo; tranquilla ma nello stesso tempo offre tanto sotto molti punti di vista. Direte: “Ma chissenefrega?!” E madonna dai relax! …
Ingresso 8 euro, onesto! Il locale è quasi vuoto ma mi dicono che la banda attaccherà alle 23 ed infatti, tempo di un paio di birre, il locale si riempie e il concerto inizia.
La line up è la seguente: Farina voce e chitarra acustica, Mike Castellana che imbraccia amorevolmente una diavoletto, Gavin McCarthy alla batteria.
Il suono generale non mi dispiace, forse la chitarra acustica e la voce potevano essere curate meglio.
Il genere è un country pop molto intimista e c’è un velo di tristezza che accompagna tutti i brani probabilmente dovuto non solo al modo in cui sono state scritte le melodie ma proprio a come Farina canta.
Non sono mai stato molto favorevole a che presentassero questa musica nei locali per un semplice motivo: si tratta di un genere in cui prima di tutto vengono i testi. Ma il discorso è che i testi sono in inglese e noi siamo in Italia. Se non capisci i testi dopo un po’ ti annoi. Se si trattasse di rock, basato molto sulla fisicità, o generi in cui il testo è solo una delle componenti, sarebbe diverso. Ma qui si tratta di cantautorato, in inglese.
I miei dubbi trovano subito conferma, siamo al terzo pezzo, il vociare del pubblico comincia a salire di volume, mi volto e noto che quasi tutti parlottano distrattamente e non hanno grande interesse per il concerto.
Il lavoro alla chitarra elettrica è bello, Castellana lo smilzo usa un piccolissimo ampli valvolare ed un’effettistica essenziale ma più che sufficiente. Ricama egregiamente delle trame che non fanno sentire la mancanza di altri musicisti muovendosi su una linea di confine tra il cajun ed il country melodico.
Il batterista non ha molto brio ma sicuramente gli viene chiesto proprio un apporto minimo.
Sesto brano in scaletta, il rumore è quasi insopportabile, mi chiedo come facciano a mantenere questa calma sul palco, saranno abituati. Fatto sta che comincia a salirmi la tensione, ormai non capisco più una parola di quello che dice e si sentono male anche le chitarre.
Basta decido di andare via, manca un quarto al tocco e sono già fuori dal locale.
Giudizio: non mi sembra che nei brani si possa trovare una grande vena compositiva e le linee del canto sono un tantino piatte.
Capisco che è necessario creare un interesse attorno ad un evento ma penso che definirli : “una delle realtà più interessanti dell’underground musicale degli Stati Uniti”, come faceva la promozione locale, mi sembra un tantino esagerato.
Io lo definirei semplicemente country pop cantautorale e comunque l’underground musicale degli Stati Uniti offre cose ben più interessanti.
I testi: nonostante il fatto che me la cavi discretamente con l’inglese ho capito ben poco a causa del vociare e del caos che quasi subito ha reso il concerto difficile da seguire. Comunque mi sembrano interessanti, non affrontano, almeno direttamente, temi importanti, parlano di storie quotidiane, di vite qualunque e di piccole esistenze.
Geoff Farina non è molto in forma con la voce ma belle le sue parti di chitarra acustica, quindi gli arrangiamenti, e i suoi intrecci col lavoro della chitarra elettrica.
Il giorno dopo il concerto metto il nome di castellana su internet e scopro che suona anche uno degli strumenti che più mi piace, la pedal steel guitar, magari l’avesse portata o forse è meglio di no .. con quel casino
Un muggito a tutti dal Bue.
Glorytellers foto presa da http://www.thefourohfive.com/