“Vuoi dirmi dove sei?” La voce di una ragazza descriveva quella che doveva essere stata una pessima giornata. Simone fece finta per pochi attimi di essere diventato sordo pur di non rispondere alla domanda. Sembrava retorica, detta solo per parlare. Invece Sara dall’altro lato del telefono, aspettava una risposta.
Era un pomeriggio qualsiasi, faceva freddo. Simone aveva voglia di fare un giro fuori casa per vedere quel via vai di persone che popolavano la sua città. Date le condizioni metereologiche, decise di avventurarsi in un colosso, denominato dalla gente comune “ Centro Commerciale”. Un grande mostro che ha occhi come finestre a specchio e bocche come porte automatiche che ingoiano di volta in volta i malcapitati. Non c’è niente di meno romantico di un centro commerciale. I suoi negozi, allestiti a dovere, ti invitano ad entrare. Si compiacciono della merce esposta. Vendono velocità , il silenzio è in saldo. Simone entrò nel primo negozio sulla destra, una profumeria. Una commessa si avvicinò, lui la respinse. Rimase ad assaporare mentalmente quei profumi di donna che arrivavano dagli scaffali e si perdevano nell’aria. Immaginò Sara, nuda, circondata da queste note olfattive. Quando aprì gli occhi, lo sguardo finì su una targhetta. “55€” –lesse e poi commentò a bassa voce “ Costa parecchio un sogno ad occhi aperti”. Uscì turbato e si diresse verso la scala mobile che portava al secondo piano, superando sulla sinistra una famigliola che procedeva a passo di lumaca. Mentre aspettava che quella grossa lingua meccanica lo portasse in cima, estrasse il suo cellulare, ultimo modello. Non c’erano messaggi né chiamate. Alzò lo sguardo e notò come la maggior parte di quelle persone intorno a lui erano indaffarate con quel mezzo elettronico. I ragazzini lo tenevano ad altezza ombelico per rispondere agli sms. Le signore di una certa età sembravano impegnate a premere tasti su una macchina da scrivere d’altri tempi. Poi c’erano gli uomini come lui. Occhi languidi da pesci lessi, sguardi persi nel vuoto o sul fondoschiena di qualche signorina e cellulare incollato all’orecchio. Qualcosa vibrò nella tasca della sua giacca. Simone allungò la mano e prese l’oggetto infernale. Sul display lampeggiava <Sara>. “Ciao amore”. Lui, freddo come un telegramma. “ Allora? Ti cerco da almeno due ore. Vuoi dirmi dove sei finito?”. Lei, scocciata e paranoica come una moglie che non si fida. “Ne parliamo più tardi”. La risposta ermetica di Simone, occhio languido e sguardo perso sul fondoschiena di una signorina.