Questa volta è una riflessione
giovedì, 28 Maggio 2009 by La LamentosaDopo una lunga assenza torno a proporvi un tema sul quale esprimere la vostra opinione. Questa volta non mi sento di dire che la mia è una lamentela, ma piuttosto un’amara riflessione che voglio condividere con tutti quelli che si trovano o si sono trovati in una situazione simile.
Avete presente quando, all’improvviso, mentre state parlando con qualcuno o magari mentre leggete o ascoltate qualcosa, scatta un meccanismo che vi isola immediatamente dal resto? L’audio si spegne…le persone appaiono lontanissime… e voi riuscite solo a pensare ad una cosa: “MA IO, CHE CI STO A FARE ANCORA IN QUESTA SITUAZIONE? Intorno a me c’è un mondo che va velocissimo e io invece rimango sempre ferma allo stesso punto”.
Inadeguatezza? Amarezza? Insoddisfazione? Non so bene come definirla, perchè in realtà è una sensazione che racchiude diversi stati d’animo e soprattutto può accadere in relazione a diversi argomenti: amore, lavoro, famiglia, società e molto altro.
E voi?
Pensate di essere su quel treno o lo rincorrete senza mai raggiungerlo?
Tag: amarezza, amore, famiglia, inadeguatezza, insoddisfazione, lavoro, società
7 Giugno 2009 alle 17:13
Se si parla di “inadeguatezza” mi capita di sentire qualcosa del genere, quando nel bel mezzo di un gruppo creato per caso mi isolo spaventosamente, seppur sorridendo e annuendo, ma senza sbadigliare. Mi capita quando per una serie di coincidenze mi si crea un gruppo che non ha nulla a che fare con il mio mondo… Un gruppo in cui non ho nulla da dire perché non ho molti argomenti in comune. Mi capita quando sto con fervidi stratifosi di calcio, con le pagelle davanti della Gazzetta dello Sport, a meno che qualcuno di questi tipi sportivi non sia particolarmente simpatico nell’esposizione di argomenti di così irraggiungibile importanza per me, oppure con il gruppo di ragazze da disco che non hanno altri mezzi di misura nella vita se non l’altezza dei loro tacchi… E seppur fanatiche di Gucci credo non hanno la minima idea di che cosa ci sia dietro il design ricercato di Gucci… Si, mi sento inadeguato, fuori di posto più che altro. A volte amareggiato se vogliamo.
Il che comunque mi fa scattare nella testa quel meccanismo di distacco nel presente: se faccio cenno di sì con la testa, ogni tanto, quello che visualizzo dentro il cervello non lo possono sapere… Tipo: “Fammi trovare la scusa più adatta per tornare verso la macchina”… Dottoressa, è grave?
10 Giugno 2009 alle 12:35
Non è grave e non significa neanche essere snob, come troppo spesso si pensa. Vuol dire solo viaggiare su altri binari, pensare più velocemente degli altri e soprattutto porsi domande diverse.
Ma che male c’è? io dico “MENO MALE”, altrimenti saremmo tutti standardizzati. La vita di ognuno di noi si basa sulle priorità: sono convinta da sempre che non ci siano priorità “giuste” o “sbagliate”, ne esistono solo di “adeguate” e “non adeguate” agli obiettivi che vogliamo raggiungere. Per assurdo anche il più grande super mega astrofisico può guardare in tv il programma più stupido e riderci su in un suo momento di svago, senza x questo doverne parlare male o sentirsi improvvisamente un deficiente!
6 Luglio 2009 alle 12:54
E’ una sensazione che provo da una vita, quella di essere “fuori luogo”. Ragione per cui, nonostante abbia provato a vivere la mia città, ne sono sempre rimasta estranea. Mi sento una straniera quando il sabato mi impongo di uscire, ora che sono rientrata dopo anni di “vagabondaggio amoroso”, ora che provo a frequentare gli spazi lancianesi, virtuali o reali che siano e mi sento chiedere “Ma tu sei di qui??”, ritrovo le ragioni del distanziarmi. La ragione per cui per quindici anni ho frequentato un’unica persona. Un’unica amica. Non so ammettere le sfumature nelle relazioni, sono per il Tutto o niente, e quando mi trovo a bere qualcosa in compagnia di persone che sento solo come conoscenti, quando mi tiro via dai miei principi per cercare di lavorarci su, finisco sempre per assentarmi, sentire parole senza ascoltare, sorridere per circostanza senza mostrare che molto poco di me, e non so se sia un modo per difendersi, se sia perchè non voglio mettere in dubbio trent’anni di convinzioni o solo perchè, di fatto, non siamo tutti uguali e non è giusto annullarsi per non restare soli.
La morale è che, a un certo punto della serata, c’è sempre una buona ragione per tornarmene sola verso la macchina, giocherellando con le chiavi e con pensieri totalmente distanti dal qui&ora.
P.S.: Scusate l’intromissione, ma l’argomento mi ispirava non poco.
11 Luglio 2009 alle 15:29
Aspe ma non è che hai posto la domanda all’inverso?
Siamo noi che cerchiamo qualcosa e troviamo altro… e poi vogliamo scendere dal treno in corsa a tutti i costi o con scuse banali tipo “Fammi trovare la scusa più adatta per tornare verso la macchina”. Questo perché sappiamo cosa vogliamo e che questo paesello non ci offre. Questa è Lanciano su… qui il Venerdì ci si ubriaca ad oltranza criticando il barista perché non ci ha fatto lo sconto.
Quindi o ti accontenti di quello che hai oppure sei un’anima in cerca di qualcosa nel posto sbagliato. Cmq non essere amareggiato/a prima o poi quello che cerchi lo trovi.
15 Luglio 2009 alle 22:11
Cari Lamentosi, nn pensate che il mio spunto di riflessione sia riferito a Lanciano in particolare. Quello che ho scritto può riguardare tanti aspetti della nostra vita, nn necessariamente legati al luogo in cui viviamo. Sono d’accordo con Gianluca per certi versi, perchè nn posso credere che il problema di tutto sia sempre da imputare alla nostra città, “perchè nn c’è mai niente, perche le persone sono così, perchè è morta ecc. ecc.”. Io parlo di una sensazione personale, legata all’interpretazione di noi stessi all’interno di una società intesa in senso ampio, globale.
Per ampilare la discussione ad altri campi vi faccio un esempio concreto, che poi è quello che mi ha fatto “scattare la molla”: mi sono trovata a parlare con una ragazza (più o meno 30 anni) che da 3 anni lavora in un’azienda famosa ma praticamente a conduzione familiare. Ha girato il mondo per fiere di settore, ha partecipato alla realizzazione di spot tv, campagne pubblicitarie a livello nazionale e internazionale. Quello che più mi ha colpito è stato vedere nei suoi occhi la soddisfazione e l’orgoglio per il suo lavoro, la voglia di fare. E’ questo quello che intendevo per “intorno a me c’è un mondo che va velocissimo e io invece rimango sempre ferma allo stesso punto”. In questo caso è applicato alla vita lavorativa ma, come avete fatto notare tutti voi, ci sono tante varianti e tanti casi.